lunedì 10 giugno 2013

DIVERSO SARO' IO

AMARE DIVERSO

 - Steve, dimmi: tu sai amare?
 - Perché non dovrei?
Steve a Diana sono seduti come loro solito sulla panchina del parco. Lei vestita come d’inverno con il cappotto lungo e un fazzoletto stretto attorno al viso; lui invece casual e una giacca primaverile poco vistosa.
Adorano passare ore a discutere di politica, di attualità, di filosofia, di lettere. Si sono conosciuti per caso un pomeriggio  di primavera dove il rinascere della natura aveva rallegrato il cuore di Steve, innamorato da sempre della vita e da poco di Robert, il suo compagno. Diana invece piangeva solitaria, con l’esito del Gravindex tra le mani: positivo.
Steve viveva ancora da solo all’epoca, ma alla vista di quella fanciulla così afflitta da una notizia insolitamente non desiderata, non ci pensò due volte invitandola a casa sua a bere un tè.
“Vedi, questo figlio non è di mio marito. Ho cercato consolazione tra le braccia di un altro. Il mio consorte è più forte di me. Non me ne posso andare. Lui mi troverebbe anche in capo al mondo. Tu non sai cosa mi farebbe poi…”
Steve le stette accanto con amore fraterno anche quando, per le botte durante l’ennesima lite, Diana cadde per le scale e perse quel povero nascituro. Non la lasciò nemmeno quando l’altro, quello con il quale si era consolata, saputo del problema, la piantò senza nemmeno salutarla.
“Maledetti uomini! Maledetti!“ Imprecò Diana, sfogando la sua rabbia davanti all’assistente sociale che, allertata dai medici, cercava di convincerla a rivolgersi alle autorità o per lo meno denunciare il marito. L’avrebbero aiutata a farsi un’altra vita, le avevano assicurato. Le nuove leggi appena approvate lo permettevano, ma Diana fu irremovibile.
“Vuoi fare la vittima tutta la vita?” ribattè Steve a quel racconto.
“Ho altri figli a cui badare. Non voglio che loro ne vadano di mezzo.”
“ Ma lo sono già!”
Diana era testarda e cocciuta, ma in fondo anche una buona madre: se li sarebbe portati nell’aldilà se non avesse visto altra via d’uscita. Per questo bisognava sorvegliarla.
Anche Steve non era da meno e nel tempo libero si mise a pedinare il marito di Diana scoprendo che questi aveva loschi traffici illegali. Diana lo sapeva e per lei quello era un motivo di preoccupazione in più: se qualcosa fosse successo, se qualcosa fosse andato storto, la avrebbero di sicuro presa in ostaggio e Dio solo sa cosa non avrebbero potuto fare, a lei e i due bambini.
Non aveva amiche né parenti che la sostenessero, perché considerata persona non degna. Eppure Diana era di cuore semplice e a modo suo anche onesta e sincera.
Forse lei era solo troppo debole per riuscire ad alzarsi e combattere.
Con Steve era diverso: con lui si sentiva a suo agio, considerata persona  e basta. Non c’erano rivalità tra di loro e interessi in comune ne avevano più di uno. Con Steve accanto dimenticava ogni dolore, fisico e morale. Sembravano conoscersi da una vita.
 Diana era Buddista e Steve era “miscredente”, come amava definirsi, ma la religione non era motivo di diatriba. Ognuno era libero di credere o meno, di praticare o seguire riti e pratiche religiose, così come a ogni elezione, democratica lei, conservatore lui, ognuno seguiva nella segretezza dell’urna i propri convincimenti.
La gente cominciava però a sparlare di quella coppia così male assortita e se non fosse stato chiaro che Steve stesse assieme a Robert, avrebbero perfino giurato che lui fosse un distruggi famiglie.
Dietro le ombre scure di Diana però, c’erano altri motivi: il marito le imputava delle incompetenze ogni volta diverse, errori sempre più gravi, delle dimenticanze banali, delle sviste e noncuranze evidenti. Ma era per Amore e per quello lei doveva sottostargli.
Quel pomeriggio ne parlano a lungo: della terapia di coppia, di divorzio, di trovare riparo e protezione per sé e i bambini. Le soluzioni a quella situazione se ne contano a decine. Diana col tempo si era aperta all’aiuto di Steve e talvolta tornava a casa convinta di aver preso una decisione. Poi la sola presenza del marito la distoglieva dal perseguire ogni intento.
Di volta in volta si era fatto largo anche il dubbio che la vita che conduceva fosse ancora tollerabile.
A quel punto si lascia coinvolgere da una discussione alquanto bizzarra secondo Steve.
“Sai cosa ho pensato in questo periodo?”
“No, dimmi.”
“Hai pensato a qualcosa in particolare?”
“ Oh si: qualcosa di veramente forte, ma ho bisogno del tuo aiuto.”
“Sono qui per te.”
“Semplicemente tenere i bambini per qualche ora.”
“Tu?”
“Non ti preoccupare. Me la saprò cavare.”
Ecco, proprio la frase che Steve non avrebbe mai voluto sentire. L’ansia e la preoccupazione nei suoi riguardi aumentarono, ma come fermarla? Dirle di no era ormai pressoché impossibile e sarebbe stato come tradire la sua fiducia, il suo affetto.
Robert avrebbe capito, anzi sarebbe stato felicissimo di poter essere complice. Steve acconsente assicurando la massima discrezione.
Il pomeriggio successivo si incontrano di nuovo al solito posto, al parco. I bambini hanno sulle spalle i loro zainetti della scuola insolitamente pieni e pesanti. Steve non fa domande e loro lo seguono salutando la mamma con il sorriso triste di chi è consapevole che il futuro avrebbe preso una piega inusuale e forse triste.
Diana é preoccupata ma decisa. Questa volta si sarebbe ribellata al proprio destino. Aveva già pianificato tutto.
Attende il rientro del marito seduta in preghiera nel salotto profumato da mille candele votive. Al suo arrivo non si volta nè gli va incontro. Lui pensa che la moglie sia impazzita o voglia solo fare un altro figlio per salvare il matrimonio. Quando le è di fronte inizia a interrogarla sui motivi di quella scena aumentando il tono della voce e alzando le mani su di lei.
I vicini, ormai abituati  a quei rumori, non si scompongono nemmeno quella sera, alzando semplicemente il volume del loro televisore.
Diana se ne sta così, impassibile alle urla e le bussate del marito che non riescono a scalfirla né a farla desistere dal suo intento. Ribellione pacifica, l’aveva chiamata, una silente richiesta d’aiuto, disperata, esasperata dal tempo e dai modi di lui.
No non era Amore quello, pensa. Non lo poteva essere, perchè manca il rispetto e l’affetto, la cura, la protezione.
Diana lo lascia sfogare, ma reprime la sua rabbia contrapponendola alla relazione con Steve che, anche se non avrebbe mai potuto avere un lieto fine, è una certezza che l’aspetta fuori da quell’incubo.
Nel frattempo Steve, Robert e i  figli di Diana sono occupati a preparare la cena. A qualche chilometro di distanza il sentore di eventi infausti è presente nei timori degli adulti, intenti solo a distrarre i più piccoli. Dovevano aver fiducia, anche se avrebbero preferito stare più vicino alla donna, essere presenti anche fisicamente.
Le ore passano e non giunge alcun segnale. L’ansia e l’angoscia sono al massimo. Bisogna andare a vedere cosa sia successo. Messi a dormire i bimbi sul divano Steve prende l’auto per dirigersi verso la casa di Diana. Durante il tragitto si chiede cosa poteva fare o cosa avrebbe fatto se…. No, non voleva pensarci.
Allertare le autorità magari a vuoto non sarebbe stata la miglior idea. “Prima devo verificare di persona”, si disse per calmarsi un po’. Giunto sul posto si reca dal custode e chiede se avesse sentito nulla di anomalo da quell’appartamento. Gli risponde che c’era stata la solita lite, forse un po’ più aspra del solito, ma da mezz’ora non si sentiva più nulla.
“ Più nulla? Presto, saliamo e speriamo che qualcuno ci apra”.
Steve e il custode salgono al terzo piano saltando i gradini a due a due e giungono al pianerottolo col fiatone. I televisori dei vicini echeggiano ancora ad alto volume, ma altro non si ode. Bussano all’interno di Diana. Silenzio. Riprovano senza risultato.
In fondo al corridoio una porta si apre per richiudersi subito dopo.
Sguardi indiscreti e curiosi si percepiscono al di là di altre porte che rimangono chiuse. Silenzio.
Il custode decide di chiamare la polizia vedendo il viso di Steve che si era spacciato per parente, diventare verde dalla rabbia repressa e dalla espressione di chi sia in procinto di saltare.
Steve non attende oltre. Quel silenzio per lui è un bruttissimo segno e lo fa capire al custode.
Anche le autorità danno il loro benestare per sfondare la porta. Un’ambulanza e una pattuglia sarebbero arrivate di lì a poco.
I due uniscono le forze e dopo un paio di tentativi riescono ad aprirsi un varco. Le candele ardono ancora, sparse ovunque, ridotte al minimo o sul punto di spegnersi.
Odore di rosa si spande in tutti gli ambienti in varie sfumature. La luce è staccata per un relé saltato.
Cercano in ogni stanza e per ultimo in bagno….
Diana è seduta sul bordo della vasca, con lo sguardo perso, assente. Il marito sdraiato nella vasca ripiena d’acqua e con il rubinetto della calda aperto al massimo. Le sue braccia penzolano fuori, il capo piegato su un lato.
Il custode capisce e, preso un asciugamano, chiude il rubinetto. Steve abbraccia Diana desideroso di portarla fuori, via da quell’incubo, da quell’ orrore
Dalla finestra il lampeggiante blu dell’ambulanza. Il custode sparisce dalla porta per andare a fare strada alle autorità.
Con un soffio di fiato Diana sussurra all’orecchio di Steve:
“Vedi, che ti dicevo? L’ho fatto per Amore. Tu ne saresti stato capace?”
A Steve mancano le parole. Non riesce nemmeno a pronunciare quel “ma io veramente…” che gli era balenato poco prima. Se ne sta lì, muto e contrito sorreggendo Diana con il suo abbraccio.
Arrivano i soccorsi, ma non possono far altro che constatare la morte del marito di Diana.
“Una tragica fatalità, spiegò lei: il fon le cadde nella vasca ancora acceso, proprio quando il marito stava alzandosi per uscire. Cadendo deve aver battuto la testa e non si è più rialzato”.
Le autorità le credettero, stranamente e il caso fu archiviato.
Qualche mese dopo Steve le annunciò il suo matrimonio con Robert e le chiese di fargli da testimone.
“ Non lo so. Scusa, devo pensarci”.
“ Ma come, tu , la mia migliore amica, quella a cui io ho fatto da complice…”
“No, non è per quello. Non so ancora se tu sai amare!”

___________________________________

Il racconto avrebbe potuto partecipare al concorso del Forum PESCEPIRATA  indetto il mese scorso, ma già i primi due in lizza erano di gran lunga di qualità superiore.
Andateli a leggere nella sezione dedicata su www.pescepirata.it/aspiranti_scrittori/