sabato 26 ottobre 2013

AVE MANIA


“…Buon Giorno, cari cristiani. Diamo inizio alla nostra giornata con l’ascolto della Santa Messa …”
Ecco, ogni mattina questa è la mia sveglia: messa e dopo rosario e poi il vespro …

Quando ero piccolo le preghiere le dicevano le donne che in casa non avevano niente da fare, andandosene in Chiesa per tutti, lasciando lavorare gli altri in pace.
Mia moglie invece prega anche quando stira! Per fortuna camicie e pantaloni vengono sempre perfetti. Sarà forse per abitudine o pratica anche…
Non ho un minuto di silenzio e sono obbligato a isolarmi con dei tappi nelle orecchie come una bottiglia di quello buono.

Il prete dice la domenica: ”andate in pace che la messa è finita”, ma se sapesse che da me la pace non c’è più proprio per le sue funzioni!
Almeno pregasse in silenzio! Forse i frati la saprebbero indottrinare, ma lei non vuole andare in convento. Mi risponde che non ha peccati da scontare …  e intanto passa l’Ave Maria a ogni ora dalla radio, dalla televisione …
E allora mi tocca pregare a me il padre terno che se la prenda, ma mi sa che quello non la vuole e me la lascia proprio perché ha paura che anche lassù… e dato che ci starebbe per l’eternità, quella sarebbe benissimo capace di continuare indisturbata.

Non posso che restare qui, prigioniero di questa mania. Sono in pensione, ma al bar non ci posso andare che le voci girano. Ma non poteva prendere l’Alzheimer o altro? Per lo meno avrebbe un’attenuante, o rimaneva insemenia per una ragione.
Ogni altro giorno poi in pellegrinaggio: al Santo a Padova, al Monte Berico, a Praglia una domenica sì e l’altra anche. E io non posso stare a casa che “Devo” andare con lei!
D’estate, quando si potrebbe godere di un po’ di sole, anche solo a Sottomarina, via a Medjugorie. Ogni anno! Ho chiesto al parroco se fosse possibile almeno cambiare destinazione, ma lui, inflessibile:
“Non si può, che siamo convenzionati”
Avrei provato con Lourdes che forse lì la Madonnina mi faceva diventare storpio, scemo o … sordo.

Ma cosa avrei fatto io per…
Mi hanno sempre detto di non sposarla, quella lì, strega e matta. Adesso mi liquidano con “hai voluto la bcicletta, Bepi, allora adesso pedali!”
Non riesco a sopportarla e venderla non si può. Ammazzarla! Ah, quanto lo vorrei… ce ne sono tanti che lo fanno, perché non io! O mandarle qualche fattura… no poi arriva a me il conto, e giù soldi!

“AVE MARIA, PIENA DE GRASSIA…” No, di tante preghiere nemmeno una è stata esaudita. Anche i Santi in Paradiso hanno orecchie da mercante?
Così siamo ridotti in questa famiglia.
Sono andato all’Amplifon, ma mi hanno detto che il mio udito è quello di un giovanotto. Ho provato pure all’Enel, ma mi rispondono che se non ci sono fondati motivi, la corrente non la staccano. Allora sono andato da mio nipote che con le radio ci traffica da un po’. Lui mi ha detto che Radio Maria si prende anche in Streaming. Cosa? Stremi? Con il computer, nonno! Mi ha gridato dietro. E comunque nei negozi le radioline a pile non costano tanto, poco più di un caffè.

Quando siamo stati a Roma che era morto da poco l’altro papa, mi ha fatto vedere una scatoletta parlante che ripeteva il rosario.
“È per quelli che stanno a letto o non si reggono in piedi o non possono andare in chiesa. Solo Pater e Ave, purtroppo”
Anche troppo dico io. E per fortuna non gliela ho presa perché altrimenti la teneva accesa anche di notte… e addio sonno. Certo meglio del russare, ma…

Veramente non so più cosa fare. È il mio inferno, la mia croce. E poi se me ne vado prima io?
“AVE MARIA, AVE MARIA, FA’ CHE QUALCUNO SE LA PORTI VIA!”

 Via, via, ah quanto vorrei che la andasse…! Aspetta un po’: in bagno mi par di aver visto qualcosa.
Ecco, questo. No è per le verruche. Staltro: mal di testa. Sto qui: aspirina. Queste invece? Cialde di carbone. Effetto astringente. No è il contrario e quindi gliele nascondo subito. Niente: mI tocca proprio andare in farmacia, ma non avrò problemi, che quel disturbo lì può venire a tutti. Basta che non abbia odore o sapore forte tipo el ricino.
Poi qualche goccia al mattino nel caffèlatte, aumentando l’effetto del latte. A mezzogiorno nella minestra e la sera nella verdura. Lei si lamenta sempre….
Si, questa è la soluzione: poi vado a chiamare il medico e resto fuori due ore; aspettiamo la bulansa e ne passa ancora una. Poi al pronto soccorso,… sempre che la prendano.
Sì dai, almeno lì è sorvegliata e me ne sto tranquillo per qualche giorno. Poi coi medici ci parlo io e ci dico le cose. Magari le prescrivono anche pillole: sonniferi, tranquillanti…

E se non basta, giù col bastone.
Se non basta… dovrebbero bastarle una notte o due in penitensa sul cerchio a cantare le sue litanie. Poi cosa vuoi che mi accusi: di averla mandata a….?

Poi , poi… chiamerò Gigi, il mio amico, che col suo tratore va sempre in serca di concime biologico. E più bio di quello! Ecco sistemato. Tanto quelle pompe le dovevo far venire lo stesso che è un po’ che non svuotiamo.

E per farla stare buona la chiudo dentro e stacco pure la corente che non funsioni manco la ventola.

Ave Mania, Madonina mia, fa che la spussa se la porti via!

 

 

lunedì 14 ottobre 2013

Varie Fiammelle


Simili a Mammelle

Nutrono

Sgusciano

Si torcono

E avviluppano

Attorno a ceppi incandescenti

Illuminano, scalpitano, gridano

Distruggono, sfavillano, spargono scintille

Sorretti da possenti alari

Salgono fino al cielo

Crescendo spaventose

Trasudano fatica

Per ripiombare a terra

Spinti da razzi incandescenti

Che raggiungono pianeti lontani o solo l’infinito

Scoloriscono al tramonto

Per rischiarare la notte dei pensieri

Per riscaldare cuori affranti

O unire vite solitarie

Piccole fiammelle vanno per la città

A segnare il cammino di domani.

Cenere ne resta che poi vola via col vento.

Grandi Magnolie


All’ombra di grandi magnolie

Stordite da troppa secchezza

Di un’estate non comune

Volto pagine di bianco e nero

Cercando verità

Che altri hanno trovato

Sotto magnolie

Fiorite e odorose

In dolce compagnia

Di pensieri positivi

Alto il successo di quei versi

Che vado inseguendo

Oltre le cime di magnolie mozzate

Per una stagione non proprio comune.