domenica 16 ottobre 2016

LA PRINCIPESSA BALLERINA


Lo so, quanto successo mi segnerà per sempre. Ho intrapreso il viaggio con una valigia piena di sogni e di speranze. Sogni che avevo tirato fuori dal cassetto, impolverati dalle mie paure e la speranza di avere tutte le carte e le occasioni in regola per farmi notare. Sarei tornata vittoriosa o non sarei tornata affatto.

Invece sono vittima di un disastro come tanti altri in passato solo che stavolta non è stato per colpa mia. Non ho più la valigia, no nemmeno un cambio decente e soprattutto non più il mio bel vestito da valzer di tulle blu e verde. Blu e verde come i colori del mare che io ho avuto la possibilità di vedere pochissime volte nella mia vita, relegata in montagna con i miei nonni ad attendere papà e mamma

 Li ho attesi fino al giorno dell'arrivo della signora, si quella ballerina che veniva a curare quella brutta malattia presa chissà dove. Dicevano che non avrebbe più ballato, se non attraverso le sue alunne che io spiavo dietro le quinte del teatro che tenevo in ordine per campare. Le osservavo e copiavo i loro movimenti e a Natale mi esibivo davanti il nonno quasi cieco che batteva le mani. Unico regalo di ogni anno cosi come le estati a servizio della signora che alla morte del nonno mi prese in casa sua. Come serva. E allora ho imparato anche a state in punta di piedi, a non fare rumore quando c'è la musica.

La musica risuonava anche in quella sala e io avevo voglia di ballare ma il capitano non aveva occhi per me.

Dopo il secondo naufragio sfiorato, quello della scialuppa, siamo approdati su un'isola. Non sapevo che fare. Ho cisto che subito tutti si sono raggruppati attorno alla più piccola che gridava di un genio della conchiglia con gli strass. Elargiva cose. Scambiandole con altro. Mi sono guardata il vestito tutto rotto e cencicato. Anche lì c’erano dei brillantini, ma sapevo che non nascondevano fate.

Ho solo voluto vedere cosa succedeva e ho sacrificato la mia cioccolata - avevo notato lo sguardo di quella strana figura - e ho chiesto... Una scala. Che andasse in giù o on su non importava. A me bastava che portasse, Qua o in qualche luogo. Poi ho visto che attorno alla casa comparsa all'improvviso stavano gironzolando dei miei compagni di sventura e mi sono aggregata offrendo la scala.  

Ci riunimmo e facemmo il punto: strumenti e accessori a disposizione, esperienze e capacità, professioni. Età o provenienza non contavano?

Li ho lasciati sul punto di litigare. Ognuno aveva la sua visione e i problemi per loro erano solo tecnici, risolvibili in quattro e quattro otto.

Me ne sono uscita e ho scrutato il cielo chiedendo al nonno consiglio e protezione, per tutti. Ho visto nuvole buie all'orizzonte. Nonno diceva: niente di buono. Diceva lo stesso delle caprette che si incornavano a vicenda. Lasciarle sfogare o dividerle, mai mettersi di mezzo.

Tornai da loro annunciando tempesta. Tacquero all'istante. Erano pronti a partire già tutti decisi. E io a guastar le feste... Dovevamo rimandare.

Si fece subito sotto Carlo, il militare, che diede a me l'ordine di stare in cambusa e tenere in ordine. Io volevo la mia avventura e non credevo ai messaggi del capitano, già al sicuro, lui. Passò la tempesta e anche un paio di giorni e io ero già stufa di essere li rinchiusa ancora tra quattro mura e con un padrone. Gli altri non mi degnavano di conforto o parola che per "prendimi questo, portami quest'altro". No, mi sono detta, non puoi finire così.

Pregai ancora il nonno e questa volta il mio desiderio venne esaudito. Un elicottero bello grande che sembrava un cavallo alato scese sulla spiaggia a cercarci. Fui felicissima.

Ora sono qui, di nuovo a casa dalla sua signora. Sono cambiata: come un cagnolino che si era perso in cerca di compagnia di suoi simili, chiedo scusa come fosse mia la colpa. La padrona mi bacia in fronte e mi chiede con un sorriso di ballare. Che bel benvenuto!

Sarei stanca ma per quel che lei ha fatto per me mi esibisco volentieri. Non importa quel che ho passato, da adesso posso camminare a testa alta: ho salvato tutti dalla tempesta e lo show l'ho avuto lo stesso. Danzare sulle punte ora è come volare.


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Questo racconto è scaturito dopo la frequentazione di un workshop di scrittura esperienziale a Treviso sabato 15 ottobre 2016. Ringrazio  e saluto chi era presente.

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