Lo so, quanto successo mi segnerà per sempre. Ho intrapreso il viaggio con
una valigia piena di sogni e di speranze. Sogni che avevo tirato fuori dal
cassetto, impolverati dalle mie paure e la speranza di avere tutte le carte e
le occasioni in regola per farmi notare. Sarei tornata vittoriosa o non sarei
tornata affatto.
Invece sono vittima di un disastro come tanti altri in passato solo che
stavolta non è stato per colpa mia. Non ho più la valigia, no nemmeno un cambio
decente e soprattutto non più il mio bel vestito da valzer di tulle blu e
verde. Blu e verde come i colori del mare che io ho avuto la possibilità di
vedere pochissime volte nella mia vita, relegata in montagna con i miei nonni
ad attendere papà e mamma
Li ho attesi fino al giorno
dell'arrivo della signora, si quella ballerina che veniva a curare quella
brutta malattia presa chissà dove. Dicevano che non avrebbe più ballato, se non
attraverso le sue alunne che io spiavo dietro le quinte del teatro che tenevo
in ordine per campare. Le osservavo e copiavo i loro movimenti e a Natale mi esibivo
davanti il nonno quasi cieco che batteva le mani. Unico regalo di ogni anno
cosi come le estati a servizio della signora che alla morte del nonno mi prese
in casa sua. Come serva. E allora ho imparato anche a state in punta di piedi,
a non fare rumore quando c'è la musica.
La musica risuonava anche in quella sala e io avevo voglia di ballare ma il
capitano non aveva occhi per me.
Dopo il secondo naufragio sfiorato, quello della scialuppa, siamo approdati
su un'isola. Non sapevo che fare. Ho cisto che subito tutti si sono raggruppati
attorno alla più piccola che gridava di un genio della conchiglia con gli
strass. Elargiva cose. Scambiandole con altro. Mi sono guardata il vestito
tutto rotto e cencicato. Anche lì c’erano dei brillantini, ma sapevo che non
nascondevano fate.
Ho solo voluto vedere cosa succedeva e ho sacrificato la mia cioccolata -
avevo notato lo sguardo di quella strana figura - e ho chiesto... Una scala.
Che andasse in giù o on su non importava. A me bastava che portasse, Qua o in
qualche luogo. Poi ho visto che attorno alla casa comparsa all'improvviso
stavano gironzolando dei miei compagni di sventura e mi sono aggregata offrendo
la scala.
Ci riunimmo e facemmo il punto: strumenti e accessori a disposizione,
esperienze e capacità, professioni. Età o provenienza non contavano?
Li ho lasciati sul punto di litigare. Ognuno aveva la sua visione e i
problemi per loro erano solo tecnici, risolvibili in quattro e quattro otto.
Me ne sono uscita e ho scrutato il cielo chiedendo al nonno consiglio e
protezione, per tutti. Ho visto nuvole buie all'orizzonte. Nonno diceva: niente
di buono. Diceva lo stesso delle caprette che si incornavano a vicenda.
Lasciarle sfogare o dividerle, mai mettersi di mezzo.
Tornai da loro annunciando tempesta. Tacquero all'istante. Erano pronti a
partire già tutti decisi. E io a guastar le feste... Dovevamo rimandare.
Si fece subito sotto Carlo, il militare, che diede a me l'ordine di stare
in cambusa e tenere in ordine. Io volevo la mia avventura e non credevo ai
messaggi del capitano, già al sicuro, lui. Passò la tempesta e anche un paio di
giorni e io ero già stufa di essere li rinchiusa ancora tra quattro mura e con
un padrone. Gli altri non mi degnavano di conforto o parola che per
"prendimi questo, portami quest'altro". No, mi sono detta, non puoi
finire così.
Pregai ancora il nonno e questa volta il mio desiderio venne esaudito. Un
elicottero bello grande che sembrava un cavallo alato scese sulla spiaggia a
cercarci. Fui felicissima.
Ora sono qui, di nuovo a casa dalla sua signora. Sono cambiata: come un
cagnolino che si era perso in cerca di compagnia di suoi simili, chiedo scusa
come fosse mia la colpa. La padrona mi bacia in fronte e mi chiede con un
sorriso di ballare. Che bel benvenuto!
Sarei stanca ma per quel che lei ha fatto per me mi esibisco volentieri.
Non importa quel che ho passato, da adesso posso camminare a testa alta: ho
salvato tutti dalla tempesta e lo show l'ho avuto lo stesso. Danzare sulle
punte ora è come volare.
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Questo racconto è scaturito dopo la frequentazione di un workshop di scrittura esperienziale a Treviso sabato 15 ottobre 2016. Ringrazio e saluto chi era presente.
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